E dall’alto San Gervasio e Protasio vegliano sulla comunità
Si chiama Romanterra ed il nome è già il racconto di una storia antica. Si trova a Bagolino, un piccolo comune della Valle Sabbia circondato da una possente natura rigogliosa, a pochi chilometri dal Lago d’Idro. Il toponimo indica un ponte di pietra ancor oggi transitabile costruito nel 1537. Prima di quello probabilmente ne esisteva un altro in legno, o, forse, inizialmente, era solo un punto di attraversamento del fiume Caffaro usato già in età romana per entrare e uscire da Bagolino. Dopo i romani, nel VII secolo, divenne un avamposto longobardo.
Il Chiodo d'Oro
Proprio da questo ponte è possibile scorgere uno dei pochissimi siti geologici a livello mondiale a cui è stato riconosciuto il Chiodo d’Oro. Quest’appellativo, per me che non sono una geologa, ha suscitato una grande curiosità spingendomi a documentarmi e ad andare a visitarlo.
Senza nessuna pretesa scientifica cerco brevemente di riassumere di cosa si tratta. Per farlo è necessario spiccare un balzo temporale di ben 550 milioni di anni fa. Geologicamente parlando la storia si suddivide in Paleozoico, Mezosoico e Plenozoico. Le grandi ere sono divise in epoche che a loro volta sono divise in piani. Per distinguersi ogni piano deve rifarsi ad un punto di riferimento e Romanterra è uno dei circa cento punti riconosciuti in Europa, di cui la maggior parte ratificati dall’Unione Geologica Internazionale, come in questo caso, e uno dei pochi nelle Dolomiti.
Romanterra appartiene al periodo Mezosoico che, a sua volta, è suddiviso in Triassico, Giurassico e Cretaceo. Strati e strati di rocce che si accartocciano e si rincorrono, alcuni frutto di eruzioni vulcaniche. Gli scienziati sono addirittura riusciti a scoprire che esisteva un vulcano nel Triassico a circa venti chilometri da Bagolino.
Ogni strato custodisce forme fossili, resti di vita sedimentati, soprattutto di organismi marini dotati di conchiglia, che le pieghe del tempo hanno custodito gelosamente e hanno permesso agli scienziati di ricostruire come doveva essere la vita milioni di anni fa.
Rocce riscaldate dal calore del magma fuso, dovuto a impressionanti processi vulcanici che hanno stravolto l’aspetto del pianeta, tutto è conservato nelle rocce. Qui per esempio si possono notare dei sedimenti di pietra verde, testimonianza di rocce vulcaniche che si sono raffreddate e conservano ancora questa colorazione per i minerali contenuti.
L’incredibile è che gli studiosi sono riusciti precisamente a suddividere due intervalli diversi all’interno del Triassico risalenti a circa 240 milioni di anni fa: l’Asinico e il Ladinico!
Durante il percorso sono stati posti numerosi massi, rigorosamente classificati, che unitamente alla cartellonistica che illustra l’eccezionalità di questo sito, ci raccontano la composizione delle nostre montagne.
Scopriamo così che il nome Dolomiti deriva dal minerale della dolomia, un sedimento composto da carbonato di calcio e magnesio, che l’Adamello, dal Gaver fino al Passo Tonale, è in prevalenza formato da granodioriti, una roccia magmatica risalente a 40 milioni di anni fa. I marmi candidi della Dolomia principale si ritrovano in Corna Blacca nella Valle di Cadino, in alta Val Caffaro o lungo il bordo delle rocce granitiche del Monte Bruffione. Sono la testimonianza degli enormi mutamenti climatici, talvolta drammatici, che il pianeta ha subito nel corso dei millenni e la trasformazione da un mondo marino ad un mondo alpino.
Chiesa San Gervasio e Protasio
E poi, facendo un salto di milioni di anni, riprendiamo il sentiero e saliamo lungo un sentiero che conduce in un luogo quasi senza tempo, testimone silenzioso della vita del paese che si svolge dall’altra parte del monte.
In circa 40 minuti da qui si arriva alla Chiesetta di San Gervasio e Protasio, arroccata sulla roccia, dove un tempo viveva un eremita incaricato di avvistare gli incendi in paesi suonando la campana che ancora oggi esiste. All’interno dell’abitazione è ancora visibile una cisterna, dove, secondo la leggenda, nascono i bambini di Bagolino. Da questa postazione lo sguardo si allunga e si apre sulla valle e su di un corollario di montagne intorno.
Circondata da una natura possente e rigogliosa, in posizione di dominio e contemporaneamente di protezione della comunità e della valle, sorge in un luogo silenzioso e magico da visitare quasi in punta di piedi un invito alla meditazione, al silenzio e al rispetto.