Michael Zeno Diemer, un acquarellista tedesco, è uno fra i tanti artisti che arriva sul Lago di Garda negli anni ’90 dell’800, un giovane pittore di Monaco di Baviera, che ci ha lasciato una strepitosa testimonianza di paesaggi lacuali, borghi e dintorni.
Il suo tour parte da Arco, che a quel tempo faceva ancora parte dell’Impero austro-ungarico ed includeva anche Riva del Garda. L’immenso regno era veramente multi etnico: in esso convivevano più di dieci etnie e si parlavano due lingue ufficiali, il tedesco e l’ungherese. Terminava a Limone sul Garda, nella parte dell’Alto Garda, ultimo lembo del Regno d’Italia, confine dotato di una dogana con delle barche faro. Il confine in ogni caso non impediva ai numerosi ospiti di spostarsi tra un borgo e l’altro a bordo dei piroscafi che solcavano l’intero lago.
Arco era una stazione di cura, Kurorte, dove, a partire dagli ‘70 dell’800, la nobiltà dell’Impero veniva a curare i propri polmoni e i propri malesseri. Con il passare degli anni si creò un vero e proprio flusso di turismo, che non fu più solo d’élite, ma che si aprì anche all’alta borghesia europea. La fortuna di Arco la si deve principalmente all’Arciduca Alberto della Casa d’Austria, per intenderci il Generale vincitore di Custoza del 1866, che nel 1873 si fece costruire una grande villa (ora di proprietà privata)a cui ne seguirono numerose altre. Ovviamente la sua presenza attirò molti illustri personaggi.
La fisionomia del paese fu profondamente trasformata per la costruzione di lussuosi alberghi come il Kurhaus Grand Hotel, di proprietà e gestione austriaca naturalmente, il Kurcasino con il salone delle feste, il Musikpavillon ed eleganti Promenade per il passeggio orlate da palme ed aiuole.
Grazie al servizio ferroviario, dal Brennero, collegato a tutta Europa e oltre, si arrivava a Mori e da qui si giungeva a Riva del Garda per arrivare ad Arco. Guide, fotografie e cartoline contribuirono a fare conoscere la cittadina, dove si incontrava il bel mondo, raffinati hotel con un servizio impeccabile. Un clima salubre e mite in un paesaggio mediterraneo. Incredibile per noi ora, ma a quel tempo la stagione turistica iniziava d’inverno permettendo agli ospiti stranieri di fuggire dal grande freddo dell’Europa centrale, proprio all’opposto di ciò che accade nella nostra odierna stagione turistica.
Guardate la riproduzione di un quadro delle distanze in ore di viaggi in una cartina di una guida del 1910*. Treni direttissimi e diretti dalle principali Città d’Europa. C’è da rimanere senza parole. Europa di nome e di fatto…
Anche osservando la cartina presa dalla stessa guida si ha l’impressione della centralità del lago e della sua connessione con tutta Europa benché l’Italia fosse ancora divisa.
In più, in un’altra guida risalente al 1903**, ho trovato che si vendevano “biglietti cumulativi colla Ferrovia Rete Adriatica di andata e ritorno giornalieri e festivi in distribuzione nelle sottoindicate Stazioni Ferroviarie Lacuali” oltre che a tariffe di “biglietti circolari in servizio cumulativo colle Ferrovie Meridionali R. Adriatica del Sud, dell’Austria e Locale Mori-Arco-Riva”.
Un’organizzazione che sembra anticipare di molto il nostro marketing turistico che a stento riesce a dare una visione unitaria del lago, tantomeno la possibilità di visitarlo con biglietti unici. Forse ci sarebbe materiale da cui prender spunto.
Questa è solo una doverosa premessa per ritornare alla figura del giovane pittore tedesco, che parte da Arco per fare un tour sull’intero lago, attratto dal carattere mediterraneo e dalla sua luminosità . Diemer è uno dei tanti viaggiatori che hanno varcato le Alpi seguendo le orme di Goethe che, ben un secolo prima, aveva scoperto un nuovo paradiso e lo aveva decantato oltralpe.
Quando arriva in Italia, Zeno Diemer è già un pittore assai conosciuto. Nato nel 1867 a Monaco di Baviera, ha già molto viaggiato ed ha avuto l’onore di avere presentato uno dei suoi quadri all’Esposizione di Berlino nel 1893. È un acquarellista, ha dipinto quadri di grandi battaglie, ma pare che in questo viaggio scopra una nuova dimensione che l’accompagnerà per il resto dei suoi giorni: Diemer scopre il fascino mutevole dell’acqua.
Durante la sua vacanza attraversa il lago con il piroscafo, gira tra i borghi, risale le colline ritraendo il paesaggio e regalandoci una straordinaria visione di fine ‘800, grazie a numerosi acquarelli che vengono poi trasformati in cartoline. Ho conosciuto le sue opere proprio grazie a questa espressione d’arte, poiché tra le cartoline della collezione di mio padre ho trovato alcuni suoi lavori che mi hanno molto incuriosito e l’ho amato immediatamente. I colori, il tratto, il tocco, la poesia. Sfogliandole è come fare un giro sul lago portati per mano dall’incanto dell’artista.
Un lago che può essere pacato e sereno, assolutamente immobile come spesso lo è nei giorni estivi, oppure arruffato e ribollente durante i temporali o le giornate ventose. Alcuni scorci del paesaggio sono rimasti inalterati nel tempo, altri sono stati totalmente stravolti da cambiamenti architettonici e di sviluppo. Alcune cartoline sono realistiche, altre romantiche ed alcune le definirei assolutamente pittoresche, a volte anche un po’ vignettistiche e il paesaggio sembra essere il frutto di una sintesi.
Una di queste ritrae la Chiesetta di San Rocco a Limone sul Garda, incorniciata dalle limonaie, che un tempo si estendevano su tutto quel tratto di costa. Sembra quasi di annusare il profumo agrumato di quelle piante.
Oppure guardate la scenetta di un romantico corteggiamento di un pescatore sulla sponda del lago, ambientata anch’essa a Limone.
Nella maggior parte delle riproduzioni appare evidente come il lago sia il soggetto primario, immutato nella sua continua trasposizione di colori in ogni momento della giornata. In realtà pare riportarci ad un’atmosfera di placidi momenti, allo scorrere piacevole e quotidiano della vita con degli sketch o ad istantanee di episodi semplici o romantici.
Decisamente un pittore che ha saputo cogliere il genius loci del nostro territorio e riflettere l’incanto dei luoghi.
Per avere un’idea più approfondita delle sue opere mi sono poi rifatta al volumetto della Cierre Edizioni, Grafo, Il Sommolago Il lago di Garda illustrato da Zeno Diemer pubblicato nel 1995.
Grazie ad un lettore sono riuscita ad arrivare al nome dell’artista che dipinse la terza cartolina, di cui non ero certa dell’appartenenza, che rappresenta il tratto di costa tra Gardone e Salò. Infatti benché la firma sia una M puntata, è stilizzata ed in più non riuscivo a decifrare la seconda lettera anch’essa stilizzata e puntata (la W).
Quindi il mistero è risolto: l’artista che la dipinse fu Manuel Wielandt, anch’egli tedesco, nato nel 1863 a Lowenstein e morto a Monaco di Baviera nel 1922. In effetti gli artisti sono contemporanei (Diemer nasce nel 1867) e ci sono delle somiglianze tra le loro opere e lo stile. Wielandt per più di un decennio viaggiò in Europa, principalmente nel sud, tra la Riviera francese e l’Italia, privilegiando il Veneto, immortalando località e paesaggi, che furono in seguito trasformate in cartoline da editori tedeschi. A questa serie di cartoline si deve la sua fama agli inizi nel ‘900 più che ai suoi dipinti.
*Il Lago di Garda e la sua Regione – Associazione Nazionale Italiana per il movimento dei forestieri – seconda edizione 1910
** Guida del Lago di Garda di Ottone Brentari – 1903