Progetto di ospitalità per padri separati
C’è una antica meraviglia che ha riaperto i battenti a Brescia ed ha ripreso vita grazie all’intervento di Padre Fiorenzo, cuore e mente di questa rinascita. Dallo scorso marzo infatti è tornato ad essere abitato il Convento francescano di San Gaetano a Brescia, chiuso da sette anni, e con esso la chiesa omonima, uno dei tanti tasselli della storia della città. Oltre a potere accedere nuovamente a questo luogo di spiritualità e di bellezza, da novembre il convento inizierà un progetto di ospitalità per dare casa ai papà separati e divorziati in difficoltà nello spirito dell’accoglienza francescana
Storia della Chiesa di San Gaetano
Ma andiamo con ordine. L’interno della chiesa è un’interessante scoperta che merita di essere conosciuta e divulgata. Per poterne cogliere gli aspetti essenziali è imprescindibile partire dalla sua storia. Progettata nel 1588 da Giulio Todeschini, restaurata nel 1663 da Agostino Avanzo e ancora rimaneggiata nel 1745 dopo l’arrivo dei padri Teatini, che l’acquistarono nel 1699 dai padri Filippini, suoi originari fondatori. I Teatini, un ordine fondato a Roma nel 1524 da San Gaetano Thiene e Gian Pietro Carafa per rinnovare la vita ecclesiastica, ne aggiunsero il coro e le cappelle laterali. Nel 1797 la chiesa e il convento entrarono a far parte del demanio ed una parte fu venduta. Nel 1844 rientrarono i Minori Riformati, i quali passarono una parte del convento all’ospedale militare.
Per venire ai nostri giorni la chiesa ha subito una lunga opera di restauro, durata dal 2000 fino al 2011, che l’ha letteralmente riportata al suo splendore dando luce agli intarsi marmorei, agli affreschi e recuperando i colori di parte delle numerose tele oscurate dal tempo e dalla polvere. Successivamente il convento e la chiesa furono chiusi nel 2014.
L'interno
All’ingresso ciò che colpisce immediatamente, oltre il ricco apparato decorativo di stucchi e affreschi, sono i marmi policromi sia dell’altar maggiore che delle cappelle laterali. In particolare è assolutamente da vedere la doppia tribuna marmorea, entrando a destra dopo la prima cappella, da cui scendono dei finti drappeggi sepolcrali di marmo sovrastati da un paliotto traforato che fa intravedere l’altare.
Non da meno lo sono gli innumerevoli dipinti, di cui una parte dedicati al culto mariano. Originariamente infatti la chiesa nasce come dedicata a Maria e solo con l’arrivo dei Teatini cambierà a San Gaetano, il Santo della Provvidenza.
Il culto mariano in ogni caso permane, come si può notare dalla pala dell’Annunciazione sull’altar maggiore e su quelle del presbiterio con Fuga in Egittoa sinistra e Riposo durante il ritorno dall’Egittoa destra, ad opera di Alessandro Maganza (1563-1630), pittore vicentino di scuola veneziana. Colpisce in particolare la prima tela per i colori vividi, il contrasto tra i colori temporaleschi dello sfondo e i caldi colori delle vesti angeliche con il rosso fulgido della veste di Maria e di Giuseppe.
L'iconografia mariana
Gli affreschi della volta e le otto tele che rappresentano le vergini martiri appartengono ad un’iconografia successiva, influenzate dai dettami del Concilio di Trento, ma non per questo meno impressionanti. Basti osservare il Martirio di Sant’Agata, un episodio crudo e violento ambientato sullo sfondo di una livida luce, sulla destra entrando, opera di Grazio Cossali (1563-1629), pittore di Orzinuovi che lavorò molto tra Cremona e Brescia. Dello stesso ciclo fa parte Il Martirio di Sant’Orsola e delle compagne, posto sulla controfacciata, una tela che ci ricorda di un altro cruento episodio con l’uccisione di undicimila vergini da parte dell’esercito di Attila, opera di Antonio Bonardi, pittore attivo a Brescia nel primo quarto del XVII secolo.
Dello stesso ciclo Santa Lucia riceve l’Eucarestia, sulla sinistra, un quadro densamente popolato, con la figura della santa torturata in primo piano con tutti gli attrezzi della tortura in un tempo quasi sospeso, mentre sullo sfondo una movimentata soldataglia si affretta sulle scale e un’umanità inquieta di uomini e cavalli fa da sfondo, opera del Maganza. Così come colpisce la tela della Decollazione di Santa Barbara(proseguendo sulla sinistra) dell’artista bresciano Gandino, che raffigura la sospensione del colpo di spada che verrà sferrato dal padre sulla figlia, sotto gli occhi di una folla in attesa. Di Cossali è anche Santa Cecilia inginocchiata davanti a Papa Urbano(a destra sopra il secondo confessionale) che mostra le ferite delle torture sul collo e con le dita della mano forma il nome di Cristo. Tutte le martiri per i devoti sono esempi di fedeltà e lealtà a Cristo.
L'iconografia dedicata a San Gaetano
Le opere che ritraggono S. Gaetano risalgono alla successiva entrata dei Teatini, coloro che daranno l’aspetto attuale alla chiesa effettuando molteplici trasformazioni architettoniche. Le tele le troviamo nella seconda cappella a destra con la classica iconografia di San Gaetano che riceve il Bambino dalla Vergine e nei due quadri laterali, in uno dei quali rappresentato a curare gli ammalati. San Gaetano, benché di origini venete, nell’ultima parte della sua esistenza visse a Napoli, dove fondò l’Ordine e dove si dedicò a curare gli inguaribili con i suoi confratelli. Per questo ancora oggi è venerato e una statua nella piazza omonima in centro lo ricorda.
La Sacrestia
Fu Pietro Scalvini (1718-1792), considerato dal “Dizionario Bresciano dei pittori e scultori bresciani” online come “il più dotato fra gli affreschisti bresciani del suo tempo”, ad affrescare la volta del presbiterio e del soffitto e della parete di fondo della sacrestia nel 1750. La Sacrestia è visitabile solo su richiesta ai frati, ma è immancabile. Notevole è l’Apoteosi di San Gaetano, in cui il pittore rappresenta l’ascesa al cielo in un tripudio di angeli e santi.
Informazioni
Per tutti coloro che desiderano visitare la chiesa e assistere alle celebrazioni, la chiesa rimane aperta tutti i giorni: 9,00/11.30 – 16,00-18,30. La visita della Sacrestia è su richiesta. Tutte le offerte raccolte saranno devolute per sostenere il progetto di accoglienza adattando e concretizzando l’ospitalità francescana ai nuovi bisogni della società. Sette camere singole con bagno adatte anche a ospitare i bimbi in visita ai papà che non hanno più una casa dove abitare per potere ridare loro dignità e futuro.
Bibliografia: Le tele restaurate della Chiesa di San Gaetano in Brescia- Nuove Scoperte – 2011- Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo dei Frati Minori