Ai nostri giorni pare essersi persa l’etimologia del termine turismo, che deriva dal francese tour. Nei secoli scorsi, partendo dal XVII secolo, la ricca aristocrazia europea soleva partire per il cosiddetto Gran Tour. Desiderava perfezionare il proprio sapere viaggiando ed apprezzare in loco l’arte, la storia, la politica e gli usi e costumi dei paesi visitati. Trascorrevano il loro tempo nei musei, nelle chiese, nelle biblioteche o semplicemente oziando godendosi la bellezza del paesaggio apprezzandone la gastronomia. Ovviamente l’Italia era una meta imperdibile.
Gli artisti si dilettavano a ritrarre paesaggi e scene di genere, illustrando luoghi carichi di magia, schizzando disegni e studi dal vivo. Essi venivano poi trasposti su lastra e stampati per essere venduti a quei turisti desiderosi di portare con sé un ricordo del loro viaggio. I primi esperimenti di fotografia infatti avvengono nei primi decenni dell’800, ma solo verso il 1860 si inizia a considerare la fotografia come uno strumento d’espressione. Fino ad allora le illustrazioni rappresentavano ciò che per noi ora è la fotografia ed erano le uniche che potevano essere trasformate in souvenir. Molti di questi artisti venivano dai Paesi nordici, dalla Germania, dall’Austria e dalla Svizzera.
Nel 1824 viene dato alle stampe un libro di illustrazioni intitolato Viaggio pittorico sul lago di Garda. E’ il risultato della conclusione del viaggio del pittore svizzero Johan Jacob Wetzel attraverso i laghi prealpini: il lago di Como, il lago Maggiore, quello di Lugano e naturalmente il Garda.
L’opera comprende dodici vedute del nostro lago, acquetinte acquarellate, disegnate da Wetzel e incise da Conrad Caspar Rordorf, in cui vengono scelti i paesaggi più suggestivi. Sono stampe dalla vena profondamente romantica, con scene idilliache, ma caratterizzate da un raffinato gusto di colore. Vengono pubblicate da una delle più note ed antiche case editrici svizzere del tempo, la Orell Füssli, che, sebbene con numerose trasformazioni e passaggi di mano, divenne una delle più importanti tipografie ancora esistente.
Ma chi era Wetzel? John Jacob Wetzel ( 1783-1834) fu un disegnatore indipendente di vedute paesaggistiche pittoresche disegnate a china, ad acquarelli, acqueforti al tratto colorate e acquetinte. Dal 1813 fece parte della Società degli artisti di Zurigo. La sua opera principale fu Voyages pittoresques aux lacs de la Suisse, una serie di 137 vedute della Svizzera e dell’Italia incise all’acquatinta da Franz Hegi e altri, pubblicata da Orell Füssli (1817-27). Fu esponente di un gruppo di pittori svizzeri detti Kleinmeister, che dipingevano vedute poi date alle stampe come souvenir per i turisti. Solitamente erano organizzati in botteghe in cui il lavoro veniva suddiviso tra pittori e disegnatori, che realizzavano schizzi e disegni dal vivo, mentre gli incisori li trasportavano su lastre per la stampa. Infine potevano essere tinteggiate ad acquarello o a guazzo da coloristi sconosciuti o dagli stessi artisti.
L’acquatinta è una tecnica di incisione realizzata grazie ad una lastra tipografica ricoperta con una resina in polvere, riscaldata per farla aderire alla matrice . Una vernice coprente è data su quelle parti che non dovranno rimanere bianche. La lastra viene immersa in un bagno che corrode le parti non coperte, un’operazione ripetuta più volte. Dopo la stampa le acquetinte sono colorate ad acquarello.
Attraverso questo libro illustrato il nostro artista ci conduce in un giro del lago d’altri tempi. Andiamo quindi a spasso sul Garda comodamente seduti dal nostro divano. Sfogliando le immagini possiamo ammirare il promontorio Toscolano ancora completamente coperto d’ulivi, illuminato da una calda luce del tramonto. Lo scorcio è sicuramente ripreso dal sentiero che scende dalla collina di Cecina. Gli unici edifici che s’intravedono sono la Chiesa Parrocchiale di S.S. Pietro e Paolo con il suo campanile, affiancata dal Santuario del Benaco e le ville del porto. Un porto che doveva essere assai attivo se una grande barca a vela quadrata si dirige lì, seguita da altre in lontananza. In primo piano sulla destra i muri della grande limonaia di cui ancora oggi possiamo scorgere una piccola parte.
Proseguendo il giro verso nord troviamo una veduta Sur la Hauter de Bogliaco. Un quieto e bucolico paesaggio naturale, che si affaccia e sul promontorio toscomadernese e sull’inalterata Rocca di Manerba, illuminata dalle prime luci dell’alba.
Gargnano è quasi irriconoscibile. Ritratta in un giorno di lago arruffato, ci offre un’inaspettata visione. L’entrata è circondata dalle alte muraglie delle sue limonaie formando un gioco di forme che s’intersecano con i legni dei tetti e i muri di sostegno. Ancora il Convento di San Francesco era circondato dai suoi giardini di agrumi che arrivavano fino a lago.
La tappa successiva è Malcesine con il suo castello arroccato che domina un piccolo borgo attorniato da mura. Solo la chiesa si staglia all’orizzonte e il lago sembra uno specchio immobile.
Da Malcesine il nostro artista ci conduce all’immancabile Punta di San Vigilio, che già allora doveva incantare e affascinare il visitatore con la sua piccola baia protetta e l’incantevole villa di Guarienti-Brenzone.
Da qui il pittore si sposta al porto di Bardolino, dove grandi barche sono all’ancora e sono rappresentate semplici scenette di vita di paese. Sullo sfondo il Monte Pizzocolo e più vicino la punta di San Vigilio.
Al Gran Tour non poteva mancare una sosta alle rovine romane nella penisola di Sirmione alle già famose Grotte di Catullo, in cui due pittori ritraggono gli archi dell’antica villa.
A Desenzano sono dedicate ben tre vedute. Una del centro, sul lago, con un borgo per noi ora irriconoscibile, presso l’Hotel Posta Vecchia, che ritrae scene di lavandaie in spiaggia. L’altra che riprende Desenzano verso la penisola di Sirmione con una strada in primo piano con carrozza e cavalli, in lontananza il castello e il borgo che si intravede. La terza il pittore la mostra da un’altra angolazione verso l’Isola del Garda, al tempo detta Lechi. Sullo sfondo un formidabile temporale si sta abbattendo sulla sponda nord occidentale che contrasta il tiepido sole della piana desenzanese.
Ed eccoci in fronte all’isola stessa, con la visione di ben due secoli fa. L’isola sembra quasi sorgere dalle placide acque come un piccolo lembo di terra, non ancora trasformato dai giardini e dal parco dalle alte piante esotiche che ora la popolano.
Infine eccoci al golfo di Salò, placido e quieto, visto in lontananza, con entrata dalle località Rive, il cui centro si specchia raddoppiandosi per trasformarsi in visione. Mi colpiscono le numerosi torri e campanili che si stagliano lontane.
In questo tour virtuale è anche interessante notare non solo i luoghi in cui Wetzel si sofferma, ma soprattutto laddove non arriva. Se notate il pittore tralascia alcune località come Gardone Riviera, la cui natura turistica si svilupperà solo verso la fine dell’800, così come l’alto Garda non c’è. Del resto esso era raggiungibile solo attraverso ripidi sentieri o avventurosi attracchi con le barche. Riva, Torbole non sono contemplati, così come Garda e Peschiera sulla sponda veneta e tutta la parte a lago della Valtenesi, un tempo solo campagna e natura punteggiata di castelli.
Vorrei ancora ricordare la maestria dell’incisore che incise su lastra i lavori di Wetzel, suo maestro: Conrad Caspar Rodolf (1800-1847) svizzero anch’egli, protagonista e vittima di una singolare vicenda. Rodolf non fu solo un incisore, ma un pittore altrettanto valente. Purtroppo fu ucciso a soli 47 anni in Texas, coinvolto in una vicissitudine assai complessa e non molto chiara in cui si persero gran parte dei suoi disegni, con tema la piantagione, che pare siano poi stati date alle stampe da un altro artista che glieli sottrasse. La sua morte si aggancia ad una vicenda che ci porta lontano dal lago, ma merita di essere citata.
La piantagione Nassau, dove Conrad morì coinvolto in una non chiara lotta di potere, fu acquistata dalla Società tedesca Adelsverein. Tale società fu formata da nobili tedeschi attorno al 1840 con l’intento di portare migliaia di emigranti tedeschi sulla frontiera texana e lucrare in piantagioni lavorate da schiavi. L’esperimento si rivelò un disastro se non per avere attratto moltissimi emigranti alla ricerca di una nuova casa. L’ho citato perché, oltre ad essere un fatto storico a dimostrazione della spinta sempre viva di popolazioni di ogni dove a migrare per migliorare le proprie condizioni di vita, mi stupisce sempre essere testimone di come le vite si intrecciano senza confini di sorta.
- Toscolano – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Toscolano oggi
- Bogliaco – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Gargnagno – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Malcesine – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Punta San Vigilio – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Porto di Bardolino – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Grotte di Catullo – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Desenzano – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Desenzano – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Desenzano – Illustrazione di J.J. WETZEL
- isola Lechi – Illustrazione di J.J. WETZEL
- Salò – Illustrazione di J.J. WETZEL