“Tutto sembrava così lussureggiante, quasi tropicale – e tutto sembrava intessuto di sole. Le foglie, la terra, i gambi delle piante… Dunque Riva: e là il lago scintillava al sole. … Per lui Riva era bella. Per prima cosa, presso la banchina del lago si levava l’antica torre con la sua larga facciata blu con l’orologio…. C’era il lago, vivo e marezzato, con la sua acqua trasparente azzurro-nera, piuttosto scura, così viva. E c’erano barche dalle vivaci vele gialle e vele rosse e arancione, e barche con due vele bianche… E c’era cordialità, uno scintillio, una disinvoltura deliziosa oltre ogni dire, meridionale nella sua disinvoltura, e nordica nel suo fascino all’erta.”
Ecco come D.H. Lawrence, uno degli scrittori inglesi del Novecento ora fra i più amati ma ai suoi tempi contestato, descrive il suo primo incontro con il lago di Garda e precisamente con Riva del Garda, che nel 1912 era ancora austriaca. Lui e Frieda, la donna che poi sposerà, una baronessa tedesca scappata dal marito, avevano viaggiato a lungo a piedi attraversando la Germania e le Alpi. Si erano fermati a Trento, che non avevano apprezzato ed erano proseguiti fino all’incantevole cittadina di Riva del Garda. Me li immagino che arrivano con il trenino secondario che scende da Nago con lo stupore negli occhi per il paesaggio della piana del Sarca e del lago che si distende davanti a loro. Quella linea ferroviera ora non esiste più: fu soppressa nel 1936.
A Riva trovarono una bellissima stanza arredata con un soffitto dipinto a Villa Leonardi in Viale Giovanni Prati n. 8, ma era troppo cara per loro. Dopo poco tempo, decisero di spostarsi a Villa di Bogliaco presso il Sig. Pietro De Paoli a cui vengono indirizzati, che possedeva Villa Igea, poco distante dal delizioso porto di Villa di Gargnano, dove rimarranno per quasi sette mesi. Infine si sposteranno a San Gaudenzio prima di Muslone, una minuscola frazione di Gargnano, un vero incanto, con una straordinaria vista del lago, prima di ritornare in Inghilterra.
Le impressioni dello scrittore le ritroviamo nei saggi di Crepuscolo in Italia, pubblicato nel 1916, un libro di viaggi quasi totalmente riscritto rispetto alla prima pubblicazione avvenuta nel 1913 in una rivista. Anche le numerose lettere che scrive agli amici nel periodo gardesano sono una fonte preziosa che unisce le sue osservazioni sui luoghi, sui suoi scritti e il quotidiano vissuto con Frida.
Attraverso i racconti e le lettere Lawrence ci svela il paesaggio e l’umanità del paese, ci descrive i luoghi che lo affascinano e l’intrigano. Ci descrive Gargnano come “un paese piuttosto decadente sul lago. Ci si può arrivare solo in battello a causa delle alte colline rocciose alle spalle del paese… ci sono vigneti e uliveti e giardini di limoni sulla collina dietro. “ E ancora “Il paese profuma un po’ di vino. Lo pigiano in strada e nell’aia”.
A Villa Igea, in Via Colletta 8, a fianco dell’attuale Comunità Montana, che era il palazzo dei proprietari, dimorano “in un bellissimo appartamento”… “la villa è separata dal lago solo dalla strada e s’affaccia sull’acqua. Là, alla luce del sole- c’è sempre il sole qui…”
E così, con i suoi occhi, rivediamo i paesi di un tempo e i luoghi che frequentava.
Rivediamo il proprietario, il Sig. Pietro che “manda cesti di fichi e di uva e strani frutti e uno strano succo d’uva che ribolle, vino al primo stadio”.
La piazzetta di Villa di Gargnano “una graziosa piazzetta dove gli italiani chiacchierano e i pescatori attraccano le loro barche, proprio lì vicino…” che forse è una delle poche che ancor oggi ha mantenuto quasi intatto il suo incanto.
E sappiamo che se ne va a bere nell’osteria locale. Le locande per Lawrence « sono come il salotto della famiglia- cani, bambini, pentole che bollono, mascalzoni e grandi focolari aperti dove è possibile sedersi » “ e si può andare in cantina – e c’è la famiglia a cena vicino al fuoco e si beve a un altro tavolo. “
Proprio a Gargnano termina il suo terzo libro Figli e Amanti, oltre a comporre numerose poesie, opere teatrali ed articoli e il suo primo libro di viaggio. Scrive lettere e con Frieda cercano di imparare l’italiano (“come umili bambini”) grazie all’aiuto di una certa signorina Feltrelline da cui viene spesso rimproverato, che descrive come “ È tutta da ridere. Indossa guanti neri e tiene in riga me e Frieda.”
Con Frieda vanno a teatro. Il Sig. De Paoli ha offerto loro la chiave del suo palco n. 8, a Gargnano, nella chiesa sconsacrata, dove ha modo di incontrare tutto il paese ed osservare le rigide gerarchie di grado e di sesso della comunità. La chiesa “era stata costruita con grande intelligenza per una perfetta drammatizzazione delle cerimonie religiose”. Ancora oggi è possibile visitare il teatro che ha subito modifiche e trasformazioni ma ha mantenuto la sua funzione.
E commenta con gli amici: ”Gli italiani qui cantano. Sono molto poveri, comprano due soldi di burro e uno di formaggio. Ma stanno bene e passeggiano come dei re nella piazzuola dove arrivano le barche e vengono rammentate le reti. E passano vicino alla finestra con orgoglio, e non hanno fretta né si agitano. E le donne camminano dritte e sembrano calme.”
E poi fanno escursioni nei dintorni: a Maderno, a Campione, a Gardola di Tignale.
Ma non si integrano con gli abitanti che non parlano la loro lingua, ma solo un buffo francese a volte e poi parlano un dialetto pressoché incomprensibile per loro.
Lawrence scopre la raccolta delle olive, che erroneamente pensa sia un raccolto tardivo, racconto di un momento in cui ancora oggi possiamo imbatterci verso metà novembre: “Oggi ho visto un uomo che raccoglieva le olive. Stanno appollaiati come degli strani uccelli su una scala fatta così… Sembrano bizzarri – ma gli italiani hanno figure così belle e movimenti stupendi”.
Verso Pasqua decidono di trasferirsi a San Gaudenzio “un podere a circa due miglia sopra il lago”… “ un posto incantevole. C’è attorno un giardino per oltre un miglio, con vigne e ulivi. Cade a precipizio sull’orlo della scogliera, sopra il lago. Io siedo e scrivo in un giardino di limoni deserto che coglie il sole e lo conserva.”
Lawrence si trova a vivere in un momento in cui le coltivazioni di agrumi stanno morendo, la limonaia dei proprietari è ormai abbandonata, perché le piante sono intaccate da una malattia mortale ed inoltre tanti altri eventi economici li rendono poco convenienti ai grandi mercati.
Siamo ormai nel 1913 e si cominciano a percepire venti di guerra che spirano sull’Europa. È un momento di cambiamento e trasformazione anche per questi piccoli paesi, che inizia a permeare i suoi racconti, un’aria di declino. Anche in queste piccole comunità inizia a sorgere il fascino per ciò che è straniero, il mito dell’America, molti emigrano, qualcuno è già tornato, ma ancora desidera ripartire. Come la storia di John, in realtà Giacomo Triboldi, che hanno conosciuto in una delle loro escursioni a Gardola. Uno che in America ha lavorato sodo, studiato l’inglese, si è fatto strada e vuole ritornarci.
La narrativa lawrenciana è particolarmente interessante perché non solo ci descrive l’atmosfera di un’epoca di inizio Novecento, così lontana anni luce dal nostro attuale sentire, ma anche perché tale esperienza viene filtrata attraverso lo sguardo di uno straniero, un inglese, certamente colto e viaggiatore, sicuramente di più ampie vedute rispetto ai suoi compatrioti dell’epoca, ma pur sempre ancorato a pregiudizi e visioni sull’Italia e l’italianità. Giudizi talvolta taglienti ed ironici, che non sempre riescono a cogliere l’essenza dei personaggi. Se da una parte Lawrence sembra cogliere appieno lo spirito naturalistico del luogo, apprezzandone il clima e il paesaggio, dall’altra filtra e legge gli abitanti attraverso gli occhi di un intellettuale inglese.
È straordinario notare come le sue osservazioni sulla natura e il paesaggio siano ancora oggi così attuali e come passeggiando tra Villa di Gargnano e Gargnano ancora potrete riconoscere molti posti da lui descritti ancora così ricchi di fascino. Questo anche perchè queste località sono state le meno travolte dall’ondata di cementificazione e hanno saputo conservare il loro cuore antico.
Una curiosità ed anche una bella notizia è che nel 2017 la limonaia di San Gaudenzio, risalente alla metà del ‘700, è stata acquistata da privati e riportata alla vita dopo un paziente lavoro di recupero.
Bibliografia David Herbert Lawrence di Stefania Michelucci – 2012 Grafica 5 edizioni, Mag, Il Sommolago, Asar